25 Lug Quando si può parlare di malattia professionale?
La malattia professionale è una patologia che si sviluppa in maniera progressiva, con lentezza, sulla salute del lavoratore.
Causa di tale risultato è l’esercizio, e la sua ripetizione costante nel tempo, di lavorazioni rischiose, lo stesso D. Lgs. 81/08 riconosce tale esito sotto la definizione di patologie professionali, proprio in ragione della specificità dei rischi cui i lavoratori sono esposti durante la propria attività.
Secondo la normativa vigente, ai fini dell’accertamento della malattia professionale, è necessaria una causalità diretta tra la malattia e il rischio lavorativo a cui il lavoratore è stato esposto per lungo tempo.
L’attività svolta e il rischio ambientale in cui è contestualizzata sono le due cause principali del manifestarsi della malattia.
E’ fondamentale distinguere tra malattia professionale ed infortunio in quanto quest’ultimo, spesso confuso con la prima, ha in realtà una qualità totalmente differente in quanto caratterizzato dall’immediatezza dell’evento. L’infortunio accade istantaneamente, a seguito di avvenimenti traumatici e violenti.
La malattia professionale ha il suo decorso nell’arco di un periodo di tempo lungo, in cui il lavoratore è esposto continuativamente ai rischi, per questa ragione è molto più complesso riconoscerne gli effetti in un breve lasso di tempo.
Quali tipologie di rischi determinano le malattie professionali?
Pensiamo a tutte quelle condizioni estremamente frequenti in certi ambienti lavorativi, cui non è possibile sfuggire completamente a seconda delle mansioni:
– esposizione a vibrazioni e rumore
– esposizione a polveri e sostanze nocive
– movimentazione manuale dei carichi inadeguata o scorretta
Tutti questi rischi sono di modesta entità se presi di per sé, a “piccole dosi”.
Immaginiamo però un operaio che lavora presso un macchinario estremamente rumoroso, a fine giornata non avrà perso l’udito, ma l’esposizione continuativa al rumore, e magari senza l’utilizzo di appropriati DPI, utili a prevenire o quantomeno a ridurre i danni, può causare nell’arco del lungo periodo una considerevole perdita dell’udito.
Tutto questo rende più complessa una diagnosi della patologia che sia oggettivamente riconducibile alla professione. Questa è la ragione per cui è necessaria la dimostrazione di un nesso causale tra i rischi ( e l’esposizione nel tempo) generati dall’attività lavorativa e l’insorgenza della patologia stessa.
E’ necessaria un’esposizione al rischio nel lungo periodo, ed è necessario che il lavoratore manifesti i sintomi della patologia, e questi devono poter essere ricondotti con sicurezza all’attività lavorativa.
Se il lavoratore ha svolto attività associate alle patologie professionali tabellate è più facile che vengano riconosciute dall’INAIL come tali – se la denuncia rientra nei limiti di tempo e nelle modalità previste dalla normativa.
Se la malattia professionale non rientra tra quelle tabellate l’onere di dimostrare il nesso di causa tra attività lavorativa e malattia professionale è interamente del lavoratore.
e sarà necessario presentare la documentazione medica che dimostri che l’origine della stessa è dovuto proprio all’attività lavorativa.